La musicoterapia è una disciplina che studia il rapporto uomo/elemento sonoro-musicale con finalità diagnostiche e applicative (prevenzione, riabilitazione, terapia) sulla base di presupposti teorici che fanno riferimento alle peculiarità dell’elemento sonoro/musicale e alle reazioni che esso provoca in ogni essere umano. Il linguaggio sonoro/musicale viene utilizzato come strumento in grado di facilitare l’espressione diretta dei vissuti emotivi e favorire il passaggio a una comunicazione mediata, in cui il suono acquisisca valenze simboliche e musicali rappresentando qualcos’altro da sé.
La musicoterapia attuale si divide in due grandi categorie: quella recettiva, basata sull’ascolto di brani, e quella attiva, con la partecipazione diretta attraverso strumenti di semplice impiego.
Con i bambini e gli adolescenti la pratica musicoterapica è applicata con successo in molti ambiti: sindrome autistica, ritardi mentali, malattie organiche, ritardi dello sviluppo, disturbi della condotta e dell’apprendimento, disturbi di ansia, depressione, personalità, post-traumatici da stress, storie di maltrattamenti e abusi. Diversi studi hanno dimostrato l’efficacia delle terapie a mediazione musicale nel miglioramento di molti parametri delle sfere fisica, psichica e sociale di bambini e adolescenti con tutte le problematiche sopraelencate.
In adolescenza in particolare la musica è parte integrante dei processi di formazione dell’identità e, come strumento terapeutico, può contribuire alla costruzione e al riconoscimento della propria individualità. In particolare nella relazione con il gruppo dei pari, la musica attiva importanti processi mentali connessi allo sviluppo identitario a partire dal confronto, dallo scambio e dalla condivisione dei gusti e degli interessi musicali con i coetanei. La musica è uno strumento facilitatore dello sviluppo psicosociale dell’adolescente da un punto di vista identitario, affettivo e delle relazioni interpersonali. Attraverso la musica suonata e ascoltata si costituiscono gruppi sociali, si definiscono emozioni difficili da verbalizzare, si impara ad ascoltare, si costruisce un terreno di confronto, scambio e dialogo, ci si identifica e ci si differenzia. La musica è spesso portavoce delle inquietudini, delle paure e degli entusiasmi adolescenziali, come di tutti gli stati d’animo universali che ogni ragazzo condivide con il gruppo dei pari. La musica distingue e ci distingue: attraverso la scelta e la pratica di determinati generi musicali il giovane esprime se stesso e costruisce un suo modo di conoscersi e comunicarsi con i suoni.
Sembra che la musica venga spesso utilizzata dagli adolescenti come regolatore dell’umore in grado di favorirne un miglioramento, oltre che un controllo di alcuni stati emozionali. In particolare, secondo alcune ricerche le ragazze ricorrono di più all’utilizzo della musica come strumento “tranquillizzante” per il controllo delle emozioni rispetto ai ragazzi, e i ragazzi più grandi lo fanno generalmente in misura maggiore rispetto ai più giovani.
L’elemento sonoro-musicale è inoltre in grado di arricchire le potenzialità comunicative dei ragazzi offrendo un canale espressivo differente da quello verbale, per molti di loro difficile e doloroso da utilizzare. In questo senso, il fare musica insieme, come anche ascoltarla e condividerla, assume per l’adolescente la doppia valenza terapeutica di rafforzare il senso di identità all’interno del gruppo dei pari e di fornire uno strumento espressivo nuovo e alternativo a quello verbale. Questo aspetto è estremamente importante soprattutto per quei ragazzi che hanno difficoltà di espressione delle emozioni: la musica offre all’adolescente la possibilità di entrare in contatto e condividere con i coetanei sentimenti complessi da simbolizzare come rabbia, dolore, solitudine e paura.