Si pensa che la musica susciti emozioni universali, che rallegri, rattristi, commuova tutti nello stesso modo. Ma è davvero così? Oppure sono la cultura, l’ambiente e il tipo di interazione sociale associato a una certa musica che la fanno associare a determinate sensazioni e sentimenti?
Alcuni studi sembrano dimostrare che gli aspetti universali dell’ascolto emotivo di musica dipendono, più che dalla struttura del brano (armonia, tonalità), dal tempo, dal ritmo, dalla velocità e dai momenti di pausa (struttura interna). Questi aspetti sono in grado di impattare sulla frequenza cardiaca e respiratoria, oltre che su altri parametri fisici che attivano specifiche emozioni.
Del resto, la percezione del ritmo e il suo collegamento con specifiche emozioni sono aspetti primordiali e caratteristici dell’essere umano. La frequenza cardiaca di una mamma ha effetto sullo stato d’animo del bambino che tiene abbracciato al petto, e che ode il cuore di lei. Il bambino è tranquillizzato da frequenze normali, o lievemente più lente, che gli comunicano che la mamma sta bene ed è tranquilla, o addirittura dorme, e tutto va bene. Frequenze più alte indicano che la mamma è all’erta, o in ansia, e il bambino risponde con analoga attivazione. Questa risposta emotiva alla frequenza di suoni ritmati, in particolare quando ricordano il suono dei battiti del cuore come i tamburi, il contrabbasso e il basso elettrico, ce la portiamo appresso per tutta la vita.
Gli effetti emotivi delle note, invece, sono un poco più complicati, e per cercare di comprenderli dobbiamo innanzitutto chiederci perché troviamo gradevoli e orecchiabili certe note suonate insieme (armonia, “accordi”) o una dopo l’altra (melodia), e certe altre sgradevoli o tristi. I suoni che ci provocano istintivamente paura sono rumori prodotti in natura da eventi potenzialmente pericolosi come terremoti, frane, fulmini, esplosioni. Tutti questi sono suoni che contengono un gran numero di armoniche, note che stanno fra loro in rapporti di frequenza qualsiasi, quindi anche in rapporti molto complessi e disordinati. Viene naturale ipotizzare che il nostro sistema nervoso sia predisposto a considerare allarmanti, sgradevoli, da fuggire, i suoni di questo tipo e che, per contrasto, trovi gradevoli i suoni che stanno fra loro in rapporti semplici o le cui armoniche siano semplici o comunque ben caratterizzate, non caotiche, che a mio avviso sono in grado di elicitare specifiche emozioni.
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L’asia – Vivaldi, Preso dall’Estate
Le quattro stagioni è il titolo con cui sono noti i primi quattro concerti di Vivaldi: il cimento dell’armonia e dell’inventione. Si tratta di un esempio di musica a programma, cioè di composizioni a carattere imitativo o descrittivo. Ad esempio, l'”Inverno” è dipinto a tinte scure e tetre, mentre contrario l'”Estate” evoca l’oppressione del caldo, interrotto da una tempesta nel brano in oggetto (ultimo movimento).
Il sonetto che accompagna questo brano esprime la violenza della tempesta estiva:
Ah che pur troppo i suoi timor sono veriTuona e fulmina il cielo grandinosoTronca il capo alle spiche e a’ grani alteri.
Le rapide progressioni, le dinamiche in crescendo, il senso di attesa suscitato dall’ascolto possono suscitare nell’ascoltatore emozioni di ansia e inquietudine agendo anche sui parametri fisiologici. Come alcuni studi hanno dimostrato, infatti, il ritmo della musica è in grado di incidere sulla la ventilazione polmonare, la frequenza del respiro, la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, la velocità del flusso di sangue nel cervello.
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La rabbia – Mussorgsky, Baba yaga dai Quadri di un’esposizione
Quadri di un’esposizione è una suite per pianoforte scritta da Mussorgsky, in questa versione nel celebre arrangiamento orchestrale di Maurice Ravel. I brani della suite sono ispirati a una mostra di quadri dell’artista ed architetto Viktor Aleksandrovič Hartmann, amico di Mussorgsky. Nello specifico, la suite è composta da quindici brani, dieci ispirati ai quadri e cinque Promenade (passeggiata), che rappresentano il movimento dell’osservatore da una tela all’altra.
Il quadro cui è ispirato questo brano illustra l’incedere della strega Baba-Yaga, essere grottesco raffigurato presso la sua dimora: un orologio a cucù sorretto da zampe di gallina. La musica esprime la paura del compositore nel visitarne l’orribile antro. Il brano è uno scherzo “feroce” con una sezione centrale lenta. I suoi motivi evocano i rintocchi di un grande orologio ed i suoni di un inseguimento frenetico, elicitando attraverso un climax ascendente sentimenti di rabbia furibonda e/o terrore.
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La gioia – Haydn, Cello concerto n. 1, I mov
Il Concerto n. 1 in do maggiore per violoncello fu composto probabilmente tra il 1761 e il 1765. In seguito Io si credette perduto. Venne ritrovato dal musicologo cecoslovacco Oldrich Pulkert, bibliotecario del Museo Nazionale di Praga, in una raccolta di manoscritti del XVIII secolo ivi conservata (la collezione Radenin). Il Moderato iniziale è in bilico tra la forma del Concerto barocco, (un ritornello orchestrale intervalla i diversi episodi solìstici) e la forma classica, che Haydn andava proprio allora elaborando (il tema principale è leggermente elaborato a ogni ritorno). Mentre gli interventi orchestrali sono ritmicamente scanditi, con un andamento quasi di marcia, gli episodi solistici hanno un carattere più lirico e melodico, mantenendo comunque il carattere di forza e brillantezza che accompagna l’intero brano. Il tema iniziale, marziale e solenne in do magghttps://www.youtube.com/watch?v=eU5KdY_04kUiore, assume una forza espressiva in grado di suscitare nell’ascoltatore sentimenti di gioia, spensieratezza e leggerezza.
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La tristezza – Mozart, Lacrimosa dal Requiem
La Messa di Requiem in Re minore K 626 è l’ultima composizione di Wolfgang Amadeus Mozart. Rimasta incompiuta per la morte dell’autore, avvenuta il 5 dicembre 1791, fu completata successivamente da Franz Xaver Süssmayr. L’opera è legata alla controversa vicenda della sua morte, avvenuta il giorno successivo al completamento delle parti vocali del Confutatis maledictis. Il Lacrimosa rappresenta un momento di estrema ispirazione drammatica. Attraverso frasi brevi, crome ascendenti e discendenti ai violini e del testo corale, Mozart trasmette la disperazione creando un effetto di pianto a stento trattenuto e di preghiera umile e devota. Ecco il testo:
Giorno di lacrime, quel giorno,
quando risorgerà dal fuoco
l’uomo reo per essere giudicato.
Ma tu risparmialo, o Dio.
Pietoso Signore Gesù,
dona loro requie!
Amen!
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La paura – Liszt, Totentanz
L’inizio è una parafrasi della sequenza gregoriana del Dies Irae, tema medievale con cui spesso si indicava il giorno del giudizio. La musica è cupa, drammatica, romantica, potente, ricca, colorata. In particolare l’inizio, col Dies irae suonato dai fagotti e dai tromboni sui colpi del tam-tam, è immerso in un’atmosfera grave e suggestiva. Il Totentanz lisztiano non segue alcun ordinamento simmetrico di tipo classico e si sviluppa con voluta e sottolineata discontinuità formale.
Interessante specificare che le danze macabre sono degli affreschi sparsi in tutta Europa che servivano nel medioevo per sdrammatizzare e scacciare la paura della morte tramite appunto la rappresentazione di una danza tra scheletri e esseri viventi.